Il quadrimotore B-29 battezzato Enola Gay dal nome della madre del suo comandante, il colonnello Paul W. Tibbets, era partito alle 2.45 del 6 agosto 1945 dalla pista di Tinian. Alle 8, 15 minuti e 17 secondi, Little boy, questo il nomignolo dato alla prima bomba ad uranio 235, fu lasciato cadere dalla stiva del B-29. L'obbiettivo, individuato era il ponte Atoi sul fiume Otha, nella città di Hiroshima. L'equipaggio dell'Enola Gay racconterà più tardi di aver visto, parecchi chilometri sotto di loro, un punto di luce rosso porpora che si allargò ad una velocità impressionante, diventando un'enorme palla color fuoco, che fece impallidire la luce del sole, già alto nel cielo. Poi, con una successione rapidissima, il globo a sua volta esplose in una "massa smisurata di fiamme e nubi". Hiroshima non esisteva più. Little boy era scoppiato a circa 600 metri dal suolo. Gli abitanti ebbero appena il tempo di percepire un bagliore accecante e subito un colpo di vento a 1200 Km/h fece volare case, uomini, tutto. Non avvertirono neanche il dolore o il calore che carbonizzava la pelle, o disintegrava tutti quelli che si trovavano a meno di tre chilometri dal ponte Atoi, stampando letteralmente le loro immagini sulla terra.
Probabilmente questi sono stati i più fortunati, perché altre migliaia di persone, nella fascia tra i 5 ed i 10 Km dal ponte Atoi, si accorsero all'improvviso di non avere più abiti addosso, o di averne alcuni brandelli che bruciavano; cominciarono a guardarsi in faccia e si accorsero che non erano più volti umani, la pelle si staccava come una fodera scucita, lasciando scoperta la carne piagata e tumefatta.
Sembra quasi un racconto da film dell'orrore, ma purtroppo è solo il tragico resoconto dei fatti... La follia e la stupidità umane sono capaci di arrivare a livelli inauditi ed è bene non scordare certe cose.
episodi scuri della storia, grazie Maj per avercelo ricordato, avrà insegnato qualcosa?
RispondiEliminagiusto ricordare per non dimenticare e soprattutto perchè certe cose non capitino più!!!
RispondiEliminaSì, è giusto non dimenticare fatti atroci come questo!
RispondiEliminaSai Majin, quando ero a Tokyo, mi dicevano che i giapponesi fino agli anni 70/80, a causa di questo fatto, non gradivano la presenza degli americani - anche turisti - nel loro Paese.
Pare che non fossero molto gentili nei loro riguardi e che addirittura i taxisti non li trasportassero volentieri.
Si deve imparare dagli errori...sempre.
RispondiEliminaSperiamo.